L’eredità di Elvira Coda
La “Marescialla”, la signora del cinema, la prima regista italiana, tra le prime al mondo. Ovunque si guardi, Elvira Coda continua a essere una figura contemporanea. E allora perché non la conosciamo? L’8 febbraio 2025 celebriamo #150ElviraCodaNotari, a cura di Macass APS, Linea d’Ombra Festival e Comune di Cava de’ Tirreni.
Elvira Coda nacque 150 anni fa a Salerno, si trasferì a Napoli, dove scrisse pagine inedite della storia del cinema, e visse gli ultimi anni della sua vita a Cava de’ Tirreni. Scoprire la sua storia da adulta, e per caso, è stato un motivo di grande insofferenza. Innanzitutto, il mancato riconoscimento popolare che le viene attribuito. Sarà perché è una donna, vissuta al Sud, negli anni Venti del XX secolo? Di oltre 150 film, ne restano tre. Osservo da diverso tempo che non ci siamo disabituati ad ignorare e che il clamore mediatico scatta soltanto quando a parlare sono gli incassi: ne abbiamo lette di cotte e di crude su Paola Cortellesi, molto poco su Francesca Archibugi, quasi niente su Alice Rohrwacher e Maura Del Pero, sconosciuta Susanna Nicchiarelli, ancora emergenti Angela Norelli e Giulia Grandinetti (tenetele d’occhio!). Eppure lo meriterebbero, per originalità, tecnica e scrittura, tutte quante.
Poi c’è un tema culturale: lo svuotamento dovuto al costo (il 20% delle persone lo considera caro) e la diminuzione del numero di sale in Campania (si veda il caso Metropolitan a Napoli, ceduto per 3mln all’asta), dove c’è meno di una sala per città, che comporta il doversi accontentare di una programmazione appiattita sulle grandi distribuzioni, per confluire nella mancata fruizione di contenuti indipendenti. E così siamo cresciutə noi. C’è stato un tempo in cui il cinema è stato altro, un momento di pari rilevanza tra pubblico e schermo. Dunque, Elvira Coda, in questi anni, è sopravvissuta nell’accademia, sullo scaffale della nicchia Cinema Muto. E io me la sono ritrovata un giorno per caso, su Wikipedia, cercando i personaggi celebri nati a Salerno.
Ho letto di tutto su di lei negli ultimi anni, provando a ricostruire i passaggi cruciali che l’hanno relegata al dimenticatoio. Nell’articolo “Una Regista Esigente”, scritto nel 2021 insieme a Roberto Pisapia per la rivista Macchiato, ho deciso di ricordarla con il suo cognome da nubile e di dedicarle il Premio al Miglior Cortometraggio de “La 48H” al MAC fest. Continuerò a chiamarla Coda perché l’incredibile genialità che la contraddistinse, le appartenne profondamente. Lo so che la battaglia di riappropriazione è molto recente (consiglio il passaggio brillante che c’è nel libro IV de L’Amica Geniale, in una conversazione tra Dede e Lenù), ma penso che siamo in debito nei suoi confronti. Suo marito Nicola fu un alleato e un assistente meritevole di menzione, ma per renderle giustizia dobbiamo collocare la sua condizione in uno specifico contesto socio-economico, e da lì evincere il coraggio delle sue scelte, sia professionali che private. Soltanto così ritengo possibile comprendere da dove provenisse la sensibilità e l’empatia per i temi trattati (violenze di genere, povertà, folklore).
Il suo sguardo sugli inizi del Novecento è un patrimonio inestimabile, riunito in un trittico di innovazione mediatica, denuncia femminile e impresa, attraverso cui riuscì a dare dignità sullo schermo a storie vere, popolari, articolate dal dialetto come proprio stile e forza narrante. Nella sua casa di produzione, la Dora Film, impiegò le donne nella colorazione delle pellicole. Inoltre, Elvira Coda fu in qualche modo la custode simbolica della nostalgia per moltə emigratə al Nord ed espatriatə (soprattutto negli Stati Uniti, a Little Italy), che attraverso le sue opere ristabilivano un legame con la terra d’origine.
La regista fu un’antifascista nella pratica quotidiana, dettaglio non di poco conto che vorrei che fosse ricordato in occasione dell’80° anniversario dalla Liberazione. Poteva diventare la Leni Riefenstahl della dittatura fascista, assecondandone le richieste; decise di opporsi, rischiando di andare in rovina a causa della censura. Ecco perché ho invitato l’ANPI a prendere parte alle celebrazioni. Giusto per ricordarne un’altra, la centralizzazione fascista portò il cinema a Roma, marginalizzando le produzioni del Mezzogiorno. La memoria è un esercizio che non può essere lasciato alla libera iniziativa dei singoli: c’è bisogno che scuole, università ed enti pubblici realizzino a cadenza annuale eventi/mostre/proiezioni. Trovo ancora insufficiente il contributo della città di Cava de’ Tirreni, che la ricorda soltanto con una targa (esposta in prossimità della casa in cui visse, nel 2023, grazie alla famiglia Senatore-Reso). Il lavoro di cura portato avanti da Patrizia Reso (quanto ci manchi Patrì), Licio Esposito e Paolo Speranza è stato ineccepibile, ma non può rimanere isolato.
Subito dopo il MAC fest, ci siamo immersi anima e corpo in questo progetto. Abbiamo provato a coinvolgere persone e associazioni che avevano qualcosa da dire su Elvira. Ciascunə sta provando a ricostruire un pezzo della sua storia in un interessante esercizio di cooperazione, che ci vede tuttə dialogare e darci una mano a vicenda. L’8 febbraio realizziamo un grande evento dedicato alla sua figura a Cava de’ Tirreni. Al Teatro “Luca Barba” saremo in compagnia di Giuliana Bruno (in video), Francesca Amitrano, Sara Matetich, Flavia Amabile, Emanuele Coen, Salerno Letteratura, la rete UCCA, Francesco Della Calce, Paolo Battista, Maria Di Serio. Moderiamo io e Peppe D’Antonio, in una direzione artistica congiunta tra Macass APS e LDO.
Nel mentre, ho conosciuto Cristina Vatielli, che sta raccogliendo fondi per un progetto fotografico con Teresa Saponangelo. Grazie a Europa Cinema al Femminile, ho incontrato Antonella Di Nocera, che si è occupata delle celebrazioni a Napoli, città che ha dato a Elvira l’opportunità di vivere della su arte. Ho invitato a raggiungerci Assia Petricelli, co-autrice di “Cattive ragazze. 15 storie di donne audaci e creative”, che inserisce Elvira nella sua narrazione. E poi con gioia abbiamo ottenuto il riconoscimento del Centro Sperimentale di Cinematografia, che ha restaurato le sue pellicole, della Cineteca di Bologna con il suo “Fondo Martinelli” e della Film Commission Campania. Tutte queste persone si uniscono a Lucia Di Girolamo, Alfonso Amendola e Mariangela Fornaro, che erano già statə con noi al MAC fest nel 2024. A settembre portiamo a Roma questo viaggio alla scoperta della pioniera del neorealismo italiano, al Pigneto Film Festival. In arrivo sul grande schermo, le opere di ben due produzioni cinematografiche.
#150ElviraCodaNotari è iniziato.
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Alcuni articoli su Elvira Coda Notari
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- NOTARI, Elvira, Treccani
- Chi è Elvira Notari? La prima regista cinematografica italiana, Artribune
- Elvira Notari: la patina e il vuoto, Doppiozero, Quodlibret
- Elvira Notari, pioniera del muto, il Manifesto (qui invece citata)
- Elvira Notari. La prima neorealista, la Sinistra Quotidiana
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