Devi scrivere la recensione di Baby Reindeer

Sara C. Santoriello
4 min readMay 6, 2024

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Per cominciare, Baby Reindeer è una serie Netflix e tanto potrebbe bastare. Se non avesse avuto, però, un copione talmente esuberante da tenerti incollatə allo schermo per un’intera serata per scoprire finalmente a dove conduce questo esercizio inflesso della mente. Anche se lo sai già, perché è una storia vera. Inviato dal mio iphone.

Donny (Richard Gadd) e Martha (Jessica Gunning) in Baby Reindeer (Netflix)

Richard Gadd è regista, autore e protagonista della serie, strutturata in 7 puntate e ispirata all’opera teatrale, con cui racconta lo stalking subìto a opera di una donna conosciuta a Londra. Nella serie, Martha (interpretata da una spettacolare Jessica Gunning) incontra il barman e aspirante comico Donny entrando nel pub “The Heart” a Camden. Lei boomer (40 anni), lui millennial (26 anni). La tecnologia digitale entra a gamba tesa nella storia: tra il 2015 e il 2017, Martha invia a Donny oltre 41,000 email, 744 tweet, 100 pagine di lettere, 350 ore di messaggi vocali e incessanti commenti sotto qualsiasi contenuto pubblicato sul profilo Facebook. Nel 2020 avevo scritto una riflessione sulle tecniche di violenza psicologica (ghosting, benching, orbiting) accentuate dai social media e dalla comunicazione digitale. Torno sul tema: siamo la società del punto e virgola, basata sull’estensione online dei rapporti umani.

Baby Reindeer è cinica, lascia tracce di black humor sul sentiero mentre scandisce un ritmo nevrotico pari al ticchettio di un orologio. La coincidenza tra l’autore e il suo protagonista non impone alcuno schema buoni/cattivi, tant’è che Donny/Gadd è un vero antieroe. Sì, perché, nel leggere la sinossi, si potrebbe pensare in automatico che sia “la serie su un uomo vittima di stalking da parte di una donna”. Poi, però, ci si presenta dinanzi un ragazzo insicuro, che trae piacere dalle attenzioni di una donna con probabile dipendenza affettiva, per cui non prova alcuna attrazione fisica, in una miscellanea di doppi sensi, umorismo e fraintendimenti volontari e funzionali all’accrescimento del suo singolare e unilaterale appagamento. In più di un’occasione Donny dichiara di provare un sentimento paternalistico nei confronti di Martha: è preoccupato per lei.

Sono entrambi personaggi pericolosi. Lei compie molestie alla luce del sole, lui le nasconde dietro una maschera di inquietudine per creare immaginari inesistenti. Oltre all’ambiguità con cui gestisce il rapporto con Martha, Donny si presenta a Teri su un app di incontri come Tony, muratore, compiendo catfishing. Spiegherà che il motivo era la paura del giudizio altrui per il suo orientamento sessuale, da cis a bi, circondato com’era da maschi alpha. Teri, protagonista di razionalità nel racconto, per fortuna è anche una terapeuta e, stanca dell’atteggiamento passivo del partner, decide infine di lasciarlo.

Sul fantastico mondo dell’Internet impervia la ricerca del “vero Darrien”, colpevole di aver commesso abusi sessuali su Donny, dopo averlo drogato, agli esordi di carriera. La redenzione passa per una visita al suo adescatore, il quale gli propone un contratto che “non sarà come l’ultima volta”. È il passaggio più controverso e sul quale mantengo non poco risentimento: Donny poteva dar vita a un #metoogarçon e invece sorseggia il thè con una persona estremamente negativa, sia sul piano personale che professionale, per aver minato le basi della sua autostima, approfittando del suo corpo in stato confusionale (puntata che fa proprio male, tra le altre cose).

Dunque, arriviamo ai veri antagonisti della storia: la polizia e il servizio sanitario nazionale (assente, non a caso). Sì, perché, l’introverso Donny prova varie volte a uscire dal guscio per avvisare le forze dell’ordine delle molestie di Martha, ma viene bloccato da un vetro di pregiudizio nei confronti della vicenda, dove immancabile e ultraterrena arriva puntuale e sferzante la fatidica domanda: “Perché ci ha messo così tanto a denunciare?”. Così muoiono in gola tutte le accuse, i dettagli incriminanti, le invasioni nei confini dell’altrə. Martha è stata lasciata sola con il suo disturbo, privata di assistenza sociale e sanitaria; Donny è stato lasciato solo con il suo ricordo, privato degli strumenti utili a difendersi, compreso il supporto psicologico. Costretto a farsi giustizia classificando uno a uno i messaggi vocali di Martha per trovare quell’unico e impercettibile dettaglio che l’avrebbe portata all’arresto e a cessare la relazione. Gadd sottolinea oggi che denunciare è sempre la strada e invita a farlo alla fine delle puntate più problematiche. Persino il suo coming out ai genitori diventa l’occasione per palesare le molestie sessuali subite da suo padre durante l’infanzia, essendo cresciuto nella “chiesa cattolica”.

Allora chi aveva ragione? Per la legge, Donny. Per il pubblico, Teri. Per Martha, Martha. Non ha alcuna importanza. Siamo tuttə un ammasso di macerie che fa i conti con i propri traumi in cerca di attenzioni e affetto. In Campania noi diciamo “a cap è ‘na sfogl ‘e cipoll” ed è così: la stratificazione della mente, composta da trame e camere oscure, è l’aspetto più affascinante della serie. Un giorno siamo vittime, l’altro siamo carnefici. È un ciclo sadico di respingimenti. Tant’è che Donny, alla fine, si ritrova a cercare comprensione al bancone di un bar proprio come Martha.

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Sara C. Santoriello

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