Come è cambiata la società digitale dall’episodio 9x17 di Friends

Sara C. Santoriello
6 min readNov 18, 2023

Friends è una sitcom che sembra non invecchiare mai. Negli ultimi due mesi mi ha tenuto compagnia e mi ha affascinato in varie occasioni, a partire dalla sceneggiatura pungente e, soprattutto, dalla capacità di anticipare le fasi. A vent’anni dalla messa in onda dell’episodio 9x17, un commento sulle questioni irrisolte della società digitale tra social media, Generative AI e giustizia. [EN version published on Game of Tech on November 30th, 2023]

Ross and Chandler, episode 9x17 (Friends)

Chi guarda oggi l’episodio “Scherzi informatici” (9x17, “The One with the Memorial Service”, scritto da Robert Carlock) sorride, e non soltanto per le battute. Mentre Joey prova a salvare “Hugsy” dalle grinfie di Emma e Phoebe chiede a Monica, invano, di tenerla lontana da Mike, Ross e Chandler postano informazioni false sul sito della loro università, facendo credere che Chandler sia gay e Ross sia morto. L’episodio è andato in onda negli USA il 13 marzo 2003 e testimonia alcuni aspetti che sarebbero diventati rilevanti pochi anni più tardi in quella che conosciamo meglio come “platform society” (Van Dijck, J., Poell, T., & De Waal, M., 2018), di cui anche l’attuale fruizione su Netflix è parte integrante.

Innanzitutto, l’esistenza di pagine online legate alle comunità universitarie è un fatto realmente accaduto e che, almeno in una fase iniziale, ha ispirato la nascita e il principio di funzionamento di Facebook nel 2004 — quindi, un anno dopo — incentrato sulle cerchie e sulle “amicizie” di prossimità (riassuntone nel film Premio Oscar “The Social Network”, 2010). Queste bacheche virtuali permettevano ai compagni di corso di tenersi aggiornati sugli sviluppi di carriera, con dinamiche non troppo diverse da quelle che osserviamo su LinkedIn.

L’episodio inizia con Chandler e Joey che vanno a casa di Ross, mentre quest’ultimo è impegnato al computer. Durante l’incontro, Ross spiega il potenziale del nuovo sito web per alumni del college: «È figo. Puoi postare messaggi per le persone, far sapere a tutti cosa stai facendo» — dice. Premettendo che Chandler è stato il primo del gruppo a introdurre un laptop nella serie, a collegarsi in rete da casa e a fruirne per socializzare (ricordate l’incontro con Janice?), i fini di questa proto-piattaforma non gli sono immediatamente chiari e si dimostra scettico sull’utilità dello strumento. L’amico allora tenta di convincerlo con un’interessante notizia appresa proprio grazie al sito: la compagnia Internet di Andrea Rich è fallita e ha perso un orecchio in un incidente in barca. I due discutono dell’elemento costitutivo dei social media, ovvero la creazione di valore mediante la condivisione e lo sviluppo di interazioni “intime” (intimacy interactions, Ito & al, 2009).

Su questo social media della tipologia SNS (social-network site) Ross tenta di promuovere un’immagine di sé ben definita, descrivendo i suoi interessi ma mentendo sulla fine del matrimonio con Carol — e il tema del capitale relazionale, come sappiamo, è assolutamente centrale nelle reti sociali. Chandler, per gioco, prende possesso del suo profilo e lo descrive come un geek, avvezzo a pratiche perverse con dinosauri clonati in laboratorio. Inizia così una spirale di vendetta tra i due a colpi di fake news. Ross ripaga l’amico con la stessa moneta, creando un profilo a suo nome e pubblicando il “coming out” sulla sua omosessualità. La rivelazione di Chandler scatena reazioni inaspettate da parte degli ex colleghi che, dopo aver saputo, iniziano a telefonargli direttamente a casa.

Così Chandler decide di ribattere informando la comunità della morte di Ross, colpito da un dirigibile. Quest’ultimo, in preda al panico per paura che amici, professori e genitori possano apprendere la notizia (lo incalza: «Ti stai prendendo gioco delle paure delle persone»), decide di vendicarsi una volta per tutte. Annuncia di voler comprare Photoshop, una serie di immagini porno gay ed esclama: «Il tuo coming out sta per diventare un vero e proprio spettacolo grafico» (che nei fatti era un outing, ndr).

Il confronto sembrerebbe finito finché Chandler, intento a scusarsi, trova Ross di nuovo al pc mentre completa il collage del suo volto su un corpo altrui che, infine, viene postato; e noi apprendiamo, così, che il sito web permetteva lo scambio di materiale multimediale o user-generated content (UGC). Di assoluto rilievo a quel punto la battuta di Chandler: «Veramente pensi che le persone postino le condoglianze su un sito web?». Non solo la commemorazione è diventato un rituale della rete, ma il corredo dell’account, l’archivio storico di dati, foto e ricordi postati possono essere trasmessi in eredità su Facebook. È triste pensare che da un mese assistiamo proprio all’effetto provocato dalla prematura scomparsa di Matthew Perry, in cui colleghi, amici e familiari continuano a postare memorie e aneddoti come traccia del loro legame con l’amico di sempre.

I due esercitano nell’arco di un singolo episodio pratiche ordinarie di un utente digitale, ma ledono continuamente il diritto dell’altro di controllare le informazioni che lo riguardano. In primis, non viene approfondito nel dettaglio, ma pare che il sito in questione non disponga di alcune affordance tra cui le opzioni “modifica”, “elimina” e soprattutto “segnala”, che rappresenta un importante passo avanti nella moderazione dei contenuti tra pari, sia per rendere l’ambiente digitale uno spazio più sicuro e rispettoso (che tiene in considerazione la sensibilità della parte lesa), sia per esercitare agency rispetto alla propria presenza online. Sulla Rivista di Digital Politics (2022) la definisco una moderazione orizzontale, contrapposta a quella verticale attuata dai sistemi automatizzati e dai revisori umani (che sono pochi in Europa).

Photoshop oggi richiederebbe ancora tempo e abilità, tuttavia potrebbe essere sostituito con minore sforzo e massima resa da modelli di Generative AI (Midjourney, Dall-E, per citarne alcuni, tra cui Firefly nel pacchetto Adobe), per ottenere, infine, i medesimi risultati perché, nel frattempo, non sono stati integrati banner, disclaimer e filigrane che possano certificare l’autenticità del contenuto diffuso (sul tema si è aperto un dibattito internazionale). Ricordiamo nitidamente la foto (di Pablo Xavier) del Papa in piumino bianco rimbalzata su tutti i profili e quanto tempo abbiamo impiegato per accertarci che fosse falsa.

La violazione del consenso è quantomai evidente e dovremmo tenerne conto anche quando il personaggio in questione gode di una certa fama. Poi possiamo discutere della disciplina applicata alla satira e ritengo che non sia dissimile dalle tavole di Vauro o Mauro Biani, ma non è questo il caso perché l’atteggiamento adottato da Ross e Chandler sarà quello prevalente a livello di utenza di base. Dalle foto ai video (con i vari Heygen, Colossyan, ecc…) si passa a file audiovisivi mai registrati dai diretti interessati. C’è fermento negli USA su come e quando si possa ricorrere a sistemi di AI, che è parte delle rivendicazioni dello sciopero di Hollywood e della contrattazione collettiva nel settore cinematografico.

Quando Ross posta la foto falsa di Chandler mette in atto un’azione di vendetta. E se Chandler e Ross non fossero stati amici? Pur evitando la disamina sul contesto relazionale, la suscettibilità del singolo è un elemento centrale della discussione sul contrasto agli episodi di cyberbullismo e il just-for-fun non è mai una giustificazione. O, ancora, il revenge porn può diventare più sofisticato ma non cambia i suoi connotati: è una violenza. Per di più, video realizzati con Generative AI raffiguranti i volti di Michelle Obama e Giorgia Meloni sono già stati caricati su note piattaforme e motori di ricerca del porno.

In altre parole, viviamo il digitale con lo stesso atteggiamento di allora, tra lo stupore e la meraviglia, mentre invece dovremmo pretendere che la trasparenza venga messa al servizio delle persone, anche quelle prive dei mezzi necessari per accumulare conoscenze e abilità, affinché possano costruire la consapevolezza necessaria non solo per non subire, ma anche per farsi giustizia, impegnandoci al contempo a educare all’utilizzo responsabile delle tecnologie, che in nessun momento possono essere scisse dalle finalità sociali con cui le adoperiamo.

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Sara C. Santoriello

📣 Keen on Social in Media 📰 Journalist ♀️Feminist🎙️Music and Politics 👉 @_sasaprova e t.me/sainacosa