Bella Baxter non è un’intelligenza artificiale

Sara C. Santoriello
4 min readFeb 1, 2024

Poor Things! di Yorgos Lanthimos è un agglomerato di scienza, apprendimento e profondissima coscienza umana. La ricerca del piacere assale Bella Baxter (Emma Stone), rompendo lo schema costruito per lei che la vede come un’intelligenza, sì, ma artificiale. [SPOILER ALERT]

Bella Baxter (Emma Stone)

Un cinico e spietato racconto bioetico. Una donna (Victoria) si getta da un ponte, il suo corpo viene ritrovato in fin di vita e consegnato a uno scienziato che, rinvenuta la sua gravidanza, decide di tentare un esperimento, parzialmente rispettoso della volontà suicida. La memoria consumata dal dolore ha fatto il suo corso nel mondo, non sarebbe in grado di cliccare su reset per dimenticare l’infelicità, ma quella dell’infante è stata sottratta alla possibilità della vita. Con una delicata operazione chirurgica sostituisce il cervello della madre (portatrice del corpo, ancora giovane e in forze) con quello del/la bambinə tenutə in grembo. Sono curiosa di leggere la recensione dei pro vita e dei moralisti contrari all’adozione monogenitoriale.

Ho letto un approfondimento sulla scelta di attribuire al padre spirituale di Bella un nome all’apparenza composto. “Godwin” è un richiamo al creatore, iddio, ma è anche il cognome da nubile di Mary Wollstonecraft Godwin (poi Shelley), la mamma di Frankestein — a cui lo scienziato si ispira nelle sembianze — e delle prime correnti femministe (figlia dell’omonima filosofa a cui si associa il femminismo liberale) di fine Ottocento, periodo a cui parzialmente fa riferimento la storia con richiami alla macchina a vapore e alla moda, seppur stravolta dagli abiti di Bella, in un’ambientazione con base a Londra e poi traslata in maniera fantasiosa a Lisbona, Alessandria, Marsiglia e Parigi. Godwin Baxter (Willem Dafoe) è un uomo abbandonato alle infinte possibilità della scienza, nel cui nome il suo corpo è stato abusato e deturpato durante l’infanzia dal padre.

Il film è un godimento dall’inizio alla fine. Bella fatica ad adattarsi agli schemi imposti dalla buona società vittoriana e la esorcizza continuamente. La nuova vita che inaugura è quella in cui con ingenuità puerile le donne si riprendono quel pezzo di storia che è stato loro sottratto per secoli, disinteressandosi per il “si è sempre fatto così”, girando il mondo alla scoperta di sé dopo aver lasciato a casa il promesso sposo (il matrimonio può attendere!), assetata di conoscenza. È, in questo senso, una distruttrice di mondi. Bella uccide Victoria e la sua epoca per edificarne una in cui può essere protagonista. Fabio Marcon la definisce una “favola cyber-marxista” di cui condivido la critica a chi, invece, la giudica un’apologia della prostituzione come «una faziosa esibizione di perbenismo moralista inconsapevolmente allineato alla critica espressa dal film».

Secondo lo schema che associa il software al cervello umano e l’hardware al corpo (Turing, A. in Computing machinery and intelligence, 1950), l’intelligenza di Bella è stata importata artificialmente da un altro attore umano con una tecnica simile all’inserimento di un floppy disk in un computer. La prima parte della sua nuova vita è in bianco e nero. Viene alimentata da informazioni accuratamente scelte e monitorata nell’apprendimento, su cui si dimostra più capace della norma. Il limite di Godwin Baxter è sul controllo delle pulsioni che non si nutrono né di scienza né di artifizi perché sospinti dalla quintessenza dell’umano, la ricerca del piacere. Bella è un cyborg (Santoriello, S. C. in Conflitti di Identità: Etica e frontiere per l’Intelligenza Artificiale, 2022) che lotta per il linguaggio «contro il codice unico che traduce perfettamente ogni significato, dogma centrale del fallogocentrismo» (Haraway, D. in Manifesto Cyborg, 1985). L’incontro tra il pensiero e il corpo ha riportato Bella alla vita e il pieno utilizzo della sua coscienza, che è intimamente diversa dall’intelligenza, la dissocia da un qualsivoglia accostamento con un’intelligenza artificiale. Quello che viene presentato come un momento di noia è la scoperta della componente umana: può darsi piacere da sola, bastare a sé stessa, compiere in autonomia le scelte che riguardano il suo futuro. Da quel momento in poi, la narrazione scopre il calore per mezzo della saturazione dei colori.

Coltivando il desiderio di alleviare le sorti del mondo, studia quale contributo potrebbe dare per rispondere a emergenze sociali come la povertà. Durante la permanenza a Parigi inizia a prostituirsi e a frequentare i circoli del socialismo francese. Dall’esperienza sperimenta che la libera disposizione del corpo è parte del pieno esercizio delle sue facoltà. «Noi siamo i nostri mezzi di produzione» dice all’avvocato Duncan Wedderbur, attraverso cui aveva sperimentato la liberazione che lo porterà alla follia. Wedderbur si presenta con il mantello da eroe promettendole la luna e i sobbalzi, ma l’incontro più significativo per Bella è con Martha ed Harry che la introducono alla filosofia sulla nave da crociera dove è stata trasportata contro la sua volontà. Quando Duncan le getta in mare il libro, Martha compie il gesto di porgerle un secondo volume (anche qui, lo nota Marcon). Sapere aude, Bella! Abbi il coraggio di conoscere. E di essere ribelle.

Dopo la vendetta sull’ex marito Alfie che aveva tentato di mutilarla a livello genitale per soffocare il suo desiderio, il film si chiude con un accenno queer in cui Bella è il perno di una famiglia composta dalla sua amante parigina Felicity e dallo specializzando Max McCandles. Insomma, «la mia sola festa è il desiderio e io sono una festa di cambiamenti» come afferma anche l’incipit di una calzante riflessione di @rossella.vs.rita su Brave2Brave.

Mettendo in scena singolari espedienti del teatro dell’assurdo, Lanthimos riesce a decostruire con una impressionante naturalezza le più intime aberrazioni del tempo presente. Nè la terra nè le donne sono un territorio di conquista.

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Sara C. Santoriello

📣 Keen on Social in Media 📰 Journalist ♀️Feminist🎙️Music and Politics 👉 @_sasaprova e t.me/sainacosa